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SENIGALLIA / Pronta replica di Paradisi: “Anche la ricreazione di Arvultùra la paghiamo noi”

SENIGALLIA / Pronta replica di Paradisi: “Anche la ricreazione di Arvultùra la paghiamo noi”

Il consigliere comunale conferma tutto: ecco gli avvisi di accertamento per tre anni di Tari evasa. Evasa anche la tassa di pubblicità. Per le utenze versano solo un contributo, il resto lo pagano i cittadini

di ROBERTO PARADISI*

SENIGALLIA – Mentre, come pinocchio, spergiuravano di aver pagato la Tari, l’Ufficio Tributi emetteva tre accertamenti per l’evasione fiscale da me segnalata. Penosa bugia “rivoluzionaria”. Evidentemente i ragazzi ad equo canone che hanno urlato elegantemente al sottoscritto  “buffone, maiale” ed altro, con tanto di lancio di oggetti, si sono piccati per il fatto che li ho definiti “figli di papà” e per il fatto che sono stati smascherati i loro scheletri nell’armadio. E così hanno scritto (male) una nota stampa bugiarda. Ma la verità è una sola: il canone di affitto per lorsignori è pari ad € 69,60, non un centesimo in più (a parte l’iva). Il ridicolo “canone di affitto” (come da contratto rinnovato il 19.01.2016 repertorio 21891) è stato concesso loro non certo in virtù del fatto che sono una associazione come tutte le altre. Prima di tutti perché la stragrande maggioranza delle associazioni culturali o di volontariato senigalliesi  (comprese quelle che si occupano di disabili) non hanno locali comunali a disposizione. Poi, perché “Arvultura” non è una associazione culturale ma un movimento politico (che usa anche violenza contro gli avversari). Nessun altro partito o movimento civico gode di simili prebende da casta. La Tari è stata evasa dal 2012 al 2014, tanto è vero che, solo a seguito della mia denuncia pubblica e del mio sollecito formale agli uffici, sono stati emessi gli avvisi di accertamento per tali evasioni (allego copia degli avvisi perché a me piacciono i fatti documentati, non le chiacchiere). Meglio tardi che mai. Confermo inoltre che a costoro, che gestiscono un mercato alimentare e un bar, la Tari per i due anni successivi è stata calcolata in 132 e 146 euro. Un’offesa per i cittadini senza santi in paradiso. Solo queste due modeste imposte (come già scritto) sono state onorate. E ancora. Come ho già denunciato in termini rigorosi, la tassa di affissione pubblicitaria è stata elusa per tre anni (dal 2013 al 2016). Circostanza confermata con nota della dirigente dott.ssa Filonzi del 27 aprile scorso (o vogliono mentire anche su questo?). Dopodichè, anziché sanare l’evasione e pagare per il futuro, i figli di papà hanno ottenuto dal gabinetto sindaco (appunto nel 2016 come già da me ricordato in precedente comunicato) il patrocinio gratuito anche per l’insegna pubblicitaria. Patrocinio mai concesso a nessun commerciante senza santi in paradiso. Ancora una volta, la verità è più forte della fuffa “rivoluzionaria”. Infine, le utenze. Evidentemente i papà politicanti non hanno informato i loro rampolli che il loro contratto è cambiato nel gennaio 2016 (leggeteli i contratti benedetti ragazzi prima di fare queste figure!) e che il canone di affitto – come loro ancora credono – non è più comprensivo delle utenze come nel contratto precedente. Il nuovo contratto – che io, differentemente da loro che lo hanno solo sottoscritto, l’ho anche letto –  prevede che il rimborso delle utenze avvenga a parte. E, udite udite, tale rimborso – ed ecco che compare un nuovo scheletro nell’armadietto dei rivoluzionari – non corrisponde affatto ai reali consumi. Il Comune chiede soltanto un contributo di 1.000 euro all’anno forfettari a fronte di tutte le spese di luce, riscaldamento ed energia elettrica ovviamente più alte. In altre parole, la ricreazione, ancora una volta, gliela paghiamo noi. L’unico bollettino pubblicato dai “rivoluzionari” riguarda infatti una cifra forfettaria comprensiva del canone di affitto di € 69,60 per un trimestre e un acconto (sui forfettari mille euro annuali) sul contributo per le utenze (peraltro, non avendo capito il nuovo contratto, loro continuano a pagare con il vecchio sistema, salvo costringere gli uffici a emettere note di conguaglio). In altre parole, questi “moralizzatori” della domenica vivono nel loro centro (comunale) con prebende pubbliche e con i cittadini che pagano la gran parte delle utenze per le loro feste e i loro ritrovi politici, si fanno carico degli oneri di un immobile concesso loro quasi gratis e colmano, con le loro tasse, i buchi delle imposte. E loro si offendono se si parla di “finanziamenti” pubblici (ad iniziare dallo stanziamento pubblico per i lavori di sistemazione per ospitarli nel 2012 ma tali sono anche l’esonero dal pagare canoni per il mercato o quello per tributi pubblicitari). E minacciano querele (loro!). Si accomodino. Se gradiscono posso chiamarle prebende private. Ma restano pubbliche. E querelare, in questo caso, è più facile che smentire.

*Consigliere comunale Unione Civica – Senigallia

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