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SENIGALLIA / Sabato l’ultima conferenza del secondo ciclo di riflessioni pubbliche sui libeguali

SENIGALLIA / Sabato l’ultima conferenza del secondo ciclo di riflessioni pubbliche sui libeguali

SENIGALLIA / Sabato l'ultima conferenza del secondo ciclo di riflessioni pubbliche sui libegualidi LUCIANO CHIAPPA

SENIGALLIA – Con la conferenza di sabato prossimo, 8 aprile, giunge al termine il secondo ciclo (sette quelli programmati) di riflessioni pubbliche volte ad anticipare le basi concettuali fondative dell’inedito processo verso il paradigma sociale libegualitario.

Sono tre gli aspetti salienti che fanno da filo conduttore di questa conferenza.

In primo luogo saranno illustrate le dinamiche dell’eclissi dei poteri costituenti e dell’imperversare di una particolare forma di potere (sovraordinata, oligarchica ed extraterritoriale) dettata dalla restaurazione neoliberale; il cui nome proprio, anche per distinzione con l’originario contrattualismo illuministico, è neocontrattualismo.

In secondo luogo saranno affrontate le cause dell’involuzione neocontrattualistica del potere con analisi critica delle sottostanti contraddizioni macroeconomiche. Completando quanto già esposto in precedenti conferenze, saranno quindi sottoposti a critica i relativi meccanismi, anche contabili, di trasformazione dell’emissione monetaria in attività di prestito forzoso e indebitamento obbligato in mano a privati banchieri; meccanismi la cui vera origine risiede nell’inversione del rapporto tra denaro e moneta ovvero tra valore e segno del valore; fatto questo che per primo ed in modo insuperato Karl Marx stigmatizzò nel lontano 1867.

In terzo luogo sarà messo in evidenza il carattere funzionale della teoria economica convenzionale, ovvero del pensiero unico oggi dominante in economia; in specie per ciò che attiene alla teoria monetaria la quale, come ha scientificamente dimostrato l’accademico britannico Richard A. Werner in un suo Paper del 2015, (A lost century in economics: Three theories of banking and the conclusive evidence) è largamente confutata dall’analisi empirica dei fenomeni bancocratici. Considerando il carattere esiziale che riveste il meccanismo monetario nell’ambito del ciclo economico, questo significa che elementi basilari delle dottrine economiche degli ultimi cento anni, non solo di matrice neoclassica, sono da considerarsi inservibili per l’esatta comprensione di aspetti decisivi dei processi di finanziarizzazione dell’economia.

 

Ciò detto, per quanti vogliano continuare nella lettura, intendo riepilogare qui il significato culturale, la collocazione politica e l’articolazione espositiva dell’insieme dei cicli di conferenze.

Il significato

Man mano che si snodano le conferenze, si avverte che siamo di fronte ad una “impresa sociale umana” ardua e affascinante; perché? Perché muoviamo da una ben precisa presa d’atto e da un ben preciso approccio analitico. <br/> La presa d’atto ben precisa sta nel fatto, dai più volutamente ignorato, dell’inadeguatezza di fondo della totalità delle culture politiche esistenti, in larga misura nemmeno spiegabili come culture politiche (qual è la cultura politica di forze organizzate come i pentastellati o della miriade di sigle della sinistra e della destra?) se non come epigoni di quella liberale. <br/> L’approccio analitico ben preciso sta in una differente lettura dei processi storici; visti non più come storia progressiva e unilineare dell’umanità, bensì come storia ciclica e di rottura multiversale (dei processi reali distintivi) dei paradigmi sociali umani. Il significato di questo “combinato disposto” è che saremo chiamati a riscrivere dalle fondamenta larga parte delle scienze sociali, in primis l’economia e la filosofia. <br/> Nell’atto di una simile riscrittura, il principale ostacolo sarà costituito da quell’apparto ideologico internazionale neopositivista,, vero e proprio strumento manipolatorio in mano alla perenne ristrutturazione capitalistica,, al cui dominio pervasivo e incontrastato si sono integrate la quasi totalità delle fonti accademiche mondiali. E sarà decisivo per questo riportare al centro dello studio e della ricerca discipline veritative come l’antropologia culturale, l’economia politica (che non è certo sinonimo di “economics”)  e la filosofia, oggi di fatto negate come scienze negli stessi insegnamenti universitari.

La collocazione

Dato questo significato, i cicli di conferenze non possono che distinguersi come un semplice preludio ad un processo democratico più ampio che non potrà essere opera del singolo o della mera teorizzazione: è e dovrà essere opera sociale umana. In cammino verso l’inedita frontiera sociale e politica della libegualità, le prime resistenze da affrontare e superare saranno certamente di carattere culturale; non ultima quella del prevalere dell’autoreferenzialità nello spazio sociopolitico.

L’esposizione

Nella prima parte dell’esposizione pubblica,, che terminerà appunto con la conferenza di questo sabato 8 aprile, detta del chiarimento politico preliminare,, si è voluto anzitutto sgombrare il campo da una serie di false dispute, luoghi comuni e approssimazioni; acquisendo così importanti elementi di chiarificazione. <br/> Con l’avvio del terzo ciclo (prima conferenza sabato 22 aprile), e poi con il quarto ciclo, si entrerà invece nella parte centrale della riflessione. Essa sarà sviluppata sia come destrutturazione dei processi storici distintivi dei paradigmi sociali umani (pars destruens) sia come strutturazione di un possibile processo distintivo di un differente paradigma sociale (pars costruens). Il tutto finalizzato, con il quinto ciclo,  a gettare le basi di un’autonoma fondazione filosofica dei libeguali; anche quale fonte plausibile di una inedita cultura politica: la cultura politica libeguale.

 

Luciano Chiappa

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