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Bonita Cleri ha ricostruito in un libro l’attività di diversi artisti di un’unica famiglia: i Nardini

Bonita Cleri ha ricostruito in un libro l’attività di diversi artisti di un’unica famiglia: i Nardini

Bonita Cleri ha ricostruito in un libro l’attività di diversi artisti di un’unica famiglia: i Nardini

Bonita Cleri ha ricostruito in un libro l’attività di diversi artisti di un’unica famiglia: i NardiniSANT’ANGELO IN VADO – “Una dinastia di pittori tra Marche, Umbria e Roma: i Nardini” di Bonita Cleri (quadricromia, 280 pagine) è un’ampia bibliografia che dà modo di verificare l’interesse che tali artisti hanno riscosso nel corso del tempo permettendo la ricostruzione dei loro rapporti e il ruolo svolto. La pubblicazione del volume, resa possibile anche attraverso i fondi per la ricerca dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo e un contributo della Regione Marche, è dovuta all’Editoriale umbra di Foligno.

<<Nella mostra dedicata a “Lorenzo Lotto nelle Marche, il suo tempo, il suo influsso” del 1981 – sottolinea Bonita Cleri –  venne presentato il dipinto inedito raffigurante la “Pietà tra i santi Francesco e Antonio da Padova” della chiesa di san Francesco a Sant’Angelo in Vado la cui paternità veniva riferita ai fratelli Nardini, Dionisio, Girolamo e Giacomo che assieme avevano firmato un affresco nella chiesa della Misericordia a Cupramontana siglandosi come i “tre fratelli pittori di Sant’Angelo in Vado”.

Nel tempo il catalogo delle opere dei Nardini – rimarca la studiosa ed accademica di Fermignano – si è arricchito di attribuzioni e dipinti certi, era quindi maturato il tempo per ragionare con maggiore cognizione sulla loro attività per palesarne la cultura che ne ha sollecitato l’opera e i rapporti che si sono intrecciati tra Marche, Umbria e Roma, da sempre previlegiato luogo di riferimento per gli artisti della Massa Trabaria di cui Sant’Angelo in Vado faceva parte>>.

Bonita Cleri ha raccolto dati e ricerche effettuate nel corso degli anni che hanno permesso di ricostruire l’attività di diversi artisti facenti parte di un’unica famiglia, i Nardini, imparentata con quella degli Zuccari, pertanto le rispettive attività si sono incrociate anche con quella dei più noti Taddeo e Federico Zuccari. Solo Dionisio e Girolamo Nardini firmano autonomamente alcune loro opere permettendo con ciò di riconoscerne i riferimenti culturali che dal Pinturucchio al Perugino influenzarono i pittori dell’epoca, non risultando estraneo l’influsso dell’attività di Giovanni Santi. Resta ancora irrisolta la figura di Giacomo del quale, dopo l’opera collettiva di Cupramontana, non sono pervenute prove dell’attività successiva.

<<Ad essi – continua Bonita Cleri – va aggiunta la personalità di Francesco figlio di Giacomo, denominato “Santagnolo” dal luogo d’origine, attivo a Roma con Taddeo Zuccari e presente nei grandi cantieri decorativi dell’urbe essendone riconosciute le qualità di pittore; grottesche sue opere sono presenti anche a Spoleto, Ferentillo e nel paese natale, parte delle quali identificate attraverso la ricerca confluita nel volume. Accanto a lui, a Spoleto – insiste la Cleri – è stato attivo Antenore Ridolfi, figlio del pittore Fortunato e della sorella di Francesco Aura: Antenorei, già conosciuto per l’attività svolta accanto ai parenti Taddeo e Federico Zuccari nel cantiere di Caprarola, è stato dalla sottoscritta correttamente identificato in occasione della mostra “Per Taddeo e Federico Zuccari nelle Marche” del 1993. Snodo importante – conclude la Cleri – è costituito dai rapporti tra tali artisti, al quale va aggiunto il “faber lignaminis” che si firmava Giovampietro Zuccari individuato ancora una volta dalla sottoscritta in Giovampietro Sersilvestri, nipote di Bernardina Zuccari, sorella di Ottaviano padre di Taddeo e Federico e nipote dei Nardini>>.

Il bel volume si compone di diversi saggi: dalla storiografia all’attività di ciascuno dei Nardini, dall’analisi della cultura del territorio al rapporto tra i componenti della famiglia e gli Zuccari, dall’orgoglio della loro piccola patria dimostrata nel firmarsi come “vadensis”. (eg)

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