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Attraverso il Metauro, una bella mostra al Museo dell’Architettura di Fermignano

Attraverso il Metauro, una bella mostra al Museo dell’Architettura di Fermignano

Attraverso il Metauro, una bella mostra al Museo dell’Architettura di Fermignano

FERMIGNANO – Nelle sale del Museo dell’Architettura di Fermignano si è inaugurata la mostra “Attraverso il Metauro”, organizzata da Unilit – sede di Fermignano e collegata con il corso annuale, con il patrocinio del Comune di Fermignano e la collaborazione della locale Pro Loco e dell’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Pesaro e Urbino.

Attraverso il Metauro, una bella mostra al Museo dell’Architettura di Fermignano<<Tema della mostra, curata dall’architetto Gianni Volpe – ha precisato Giulio Finocchi, deus ex machina di Unilit – è il Metauro, nella sua immagine storico – antropologica o, più sinteticamente, come ‘paesaggio culturale’>>.

<<Fino a pochi decenni fa – si legge nel dépliant approntato per la mostra –  il fiume era un elemento molto presente nella vita quotidiana degli abitanti della valle, che molto di più sapevano della sua storia, della sua conformazione, del suo percorso. Se ne conoscevano i punti tranquilli e quelli più pericolosi, le rive dove pescare o fare il bagno, cosi come si tenevano a mente le date delle processioni campestri e dei santi protettori connessi con la natura dei luoghi. Chi si spostava da una riva all’altra per lavoro o per consuetudini, per andare alle fiere stagionali o per partecipare ad una cerimonia, sapeva dove trovare il ponte o il passo più rapido per guadare il fiume in barca, su un “banco” di tavole o su una passerella sospesa. I contadini sapevano poi ricorrere anche birocci e trampoli, coi quali attraversavano fossi e “guazzi” più estesi. Era tanta la familiarità della gente nei confronti del fiume, che i fatti e gli avvenimenti da raccontare legati alla sua natura erano frequenti e non mancavano neppure le leggende antiche da tramandare, come quelle connesse con barcaioli baldanzosi e spericolati o con traghettatori a spalla, robusti come l’erculeo San Cristoforo>>.

<<Questa mostra – ha dichiarato Gianni Volpe – ha cercato di evidenziare i segni del contatto dell’uomo con il fiume, frugando tra vecchie carte geografiche e documenti d’archivio, negli album dei fotografi di paese e registrando le testimonianze dirette di chi ha vissuto a lungo in questo ambiente; ricordi spesso animati da episodi personali, avventure spettacolari, racconti e descrizioni del tutto straordinari, come quelle collegate alle fiumane o alle guerre. Ne è emerso un quadro inaspettato e sorprendente, fatto di decine e decine di segnalazioni ed indizi, che testimoniano quanto fitta sia stata la trama delle relazioni tra paese e paese, quanto puntuale la toponomastica antica, quanto naturali i percorsi, quanto semplice e creativa la tecnica costruttiva dei manufatti realizzati tra sponda e sponda, oggi purtroppo tristemente abbandonati>>. Una ricchezza antropologica sedimentatasi nei secoli, fatta di tanti punti vitali e di scorci curiosi che ha ispirato da sempre artisti e poeti, da Anselmo Bucci a Leonardo Castellani, da Paolo Volponi a Tonino Guerra, da Walter Piacesi a Fabio Bertoni, da Umberto Franci a Renato Bruscaglia e tanti altri ancora. <<Grazie a loro – ha concluso Volpe – si sono potute così arricchire di visioni altrettanto fantastiche gli spazi di questo accogliente Museo dell’Architettura, dalle cui finestre entra prepotente la colonna sonora che il Metauro suona sulle cascate di Fermignano>>. (eg)

 

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