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Un grande Barbiere di Siviglia fa il pienone al Teatro Sanzio di Urbino

Un grande Barbiere di Siviglia fa il pienone al Teatro Sanzio di Urbino

Premiata la genialità di Roberto Ripesi che ha proposto alcune interessantissime varianti. Ottima anche la direzione del maestro Stefano Bartolucci

Un grande Barbiere di Siviglia fa il pienone al Teatro Sanzio di Urbino Un grande Barbiere di Siviglia fa il pienone al Teatro Sanzio di Urbino Un grande Barbiere di Siviglia fa il pienone al Teatro Sanzio di Urbino Un grande Barbiere di Siviglia fa il pienone al Teatro Sanzio di Urbino Un grande Barbiere di Siviglia fa il pienone al Teatro Sanzio di Urbino Un grande Barbiere di Siviglia fa il pienone al Teatro Sanzio di Urbino Un grande Barbiere di Siviglia fa il pienone al Teatro Sanzio di Urbino

di PAOLO MONTANARI

URBINO – Il Barbiere di Siviglia dei miracoli, dell’arte povera e della fedeltà alla partitura di Rossini, ottiene un grande successo al Teatro Raffaello Sanzio di Urbino, con il cast e il coro applauditi, al termine dell’opera per 11 volte. Merito di tutti. Ma in particolare vanno citate due persone.

Roberto Ripesi, regista e baritono nel ruolo buffo di don Bartolo. Per Ripesi doveva essere l’ennesimo Barbiere di Siviglia, con la scenografia tradizionale, secondo i canoni che hanno contraddistinto il Barbiere. Poi dalle prime ore del mattino di domenica 22 gennaio, sono cambiate le carte in tavola, e Ripesi si è trovato senza scenografie e costumi. Che fare? Un recitativo semplice: no. Allora il palcoscenico del teatro Sanzio è diventato improvvisamente vuoto, con solo alcuni oggetti, un divano, un tavolo e la poltrona del barbiere.

Ma il segreto di Ripesi e la sua genialità artistica hanno saputo coniugare l’essenzialità della scena con la fedeltà al testo rossiniano, con alcune varianti sceno-vocali addirittura rivoluzionarie: l’entrata in scena della sezione femminile alla fine del primo atto dopo l’entrata dei soldati. Ripesi ha avuto il coraggio di sperimentare,ed ha avuto ragione, perché l’apporto femminile è stato determinante in un momento cruciale della rappresentazione del Barbiere.

L’altro personaggio è il direttore d’orchestra, Stefano Bartolucci, che ha diretto i Cameristi del Montefeltro e il cast vocale, mirabilmente e con grande equilibrio.

Ma veniamo all’opera e all’analisi dei personaggi. Il Barbiere di Siviglia o sia L’inutil precauzione è un’opera in due atti che ebbe una prima rappresentazione con un fiasco solenne al teatro Argentina di Roma, ma che poi acquistò sempre più popolarità, tanto da divenire l’opera più popolare di Rossini e di sovrastare il Barbiere di Piasiello. Per comprendere l’importanza del Barbiere rossiniano, bisogna ricordare che nel 1905 il celebre tenore Angelo Masini, volle concludere la sua grande carriera artistica proprio con il Barbiere. Meravigliosa l’esecuzione della Sinfonia in Mi minore da parte dei Cameristi del Montefeltro.Occorre ricordare due momenti di rappresentazione del Barbiere. Uno in versione cinematografico del 1946 con la regia di Mario Costa e l’interpretazione di due grandi cantanti: Ferruccio Tagliavini e Tito Gobbi. L’altra è la rappresentazione storica al teatro La Scala di Milano, diretta da Claudio Abbado nel 1971 per la regia rivoluzionaria di J.P. Pounelle. Affermare che il Barbiere di Siviglia è un’opera buffa, è riduttivo rispetto alla complessità del messaggio. Rossini riesce ad avere un dirompente flusso musicale ricorrendo ad una sublime combinazione di alcuni incisi melodici, esposti nell’introduzione orchestrale, tutti basati sulle terzine di crome, che generano l’una con l’altra.

Per quanto riguarda le sonate del conte Almaviva a Rosina, altro momento musicale di importanza nella tessitura musicale rossiniana, si evidenzia una musica colta  ma che prende in considerazione il topos della serenata come tratto comunicativo del sentimento e della persona. Rimane da analizzare il rapporto fra Almaviva e Figaro, che a differenza di Fiorello, suddito a tutti gli effetti del conte, ottiene un rapporto alla pari e spontaneo con l’aristocratico, innamorato di Rosina. E qual’è il simbolo di questa unione se non la chitarra, nell’incipit dell’opera con l’orchestra, poi strapazzata da Almaviva. Bravi i coristi di Città futura, nel doppio ruolo di suonatori e guardie. Due personaggi corollari alla storia. Nella rappresentazione urbinate è mancata la scala-balcone, ma la simbologia ha retto al confronto con il Don Giovanni di Mozart e del Barbiere di Paisiello. E se nella sinfonia del Barbiere già presente in Aureliano in Palmira e in Elisabetta regina d’Inghilterra,si trovano i connotati dei personaggi della commedia buffa, questi figurano con tutte le loro caratterizzazioni. Dal Conte d’Almaviva interpretato da Patrizio Saudelli, con una gestualità e vocalità chiare e omogenee.

La brava mezzo soprano Julia Samsonova nel ruolo di Rosina, con le finte interpretazioni di stupore, menzogne di fronte al patrigno don Bartolo, un grande Roberto Ripesi. Bravo con profondità nel suo ruolo di don Basilio è stato Massimiliano Mendozzi. Così come il baritono Daniele Girometti, nella parte di Figaro, che è stato molto bravo e pieno di vitalità. Bravi anche gli altri protagonisti dell’opera, Giuseppe Lamicela in Fiorello, Guglielmo Ugolini in un ufficiale e Anna Caterina Cornacchini, in Berta, che riprende il ruolo femminile della commedia dell’arte.

(Le foto sono di MARTA FOSSA)

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