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SENIGALLIA / “L’ospedale viene ormai trattato come un osso da spolpare lentamente”

SENIGALLIA / “L’ospedale viene ormai trattato come un osso da spolpare lentamente”

E pensare che fino a pochi anni fa era considerato un’eccellenza del territorio. Paolo Battisti: “Alla Tac un giorno di ordinaria follia”. A volte sono gli stessi infermieri a dover cercare di aggiustare le apparecchiature non funzionanti

di PAOLO BATTISTI*

SENIGALLIA – In una sola mattinata, fermandomi in un solo reparto dell’Ospedale di Senigallia, sono venuto a conoscenza di tante di quelle mancanze e disguidi da far venire i brividi. Paghiamo (chi ha ancora la fortuna di lavorare) il 50 per cento delle tasse su quello che guadagniamo, e abbiamo il diritto sacrosanto di essere curati, con tutti i crismi, nella nostra meravigliosa città! Vengo riconosciuto (purtroppo) come l’unico cittadino di Senigallia che quasi ogni giorno ha a cuore il destino del nostro Nosocomio. E, da quando hanno cominciato ad essere pubblicati miei articoli su giornali online e cartacei, sono gli stessi operatori sanitari che mi chiedono di continuare a denunciare questo stato di cose. Mi dicono che loro non lo possono fare perché verrebbero immediatamente fatti oggetto di provvedimenti disciplinari. Che i dirigenti e i politici non si lamentano perché sono solo preoccupati di continuare a stare sulle loro comode poltrone e prendere lauti stipendi. Per capirci, la delibera dell’ASUR della vigilia di Natale 2016 riguardante i premi per i Direttori delle Aree Vaste, ha decretato al Direttore dell’Area Vasta 2, uno dei regali natalizi più alti tra tutti quelli elargiti dall’ASUR. Ad uno stipendio lordo annuo di 130 mila euro, ecco aggiungersi un premio di almeno 26 mila euro! Quindi più tagli in maniera orizzontale, più viene premiato..

Tranne per fare passarella, nessuno personaggio importante è stato mai né con gli operatori né con i pazienti un giorno intero. L’Ospedale di Senigallia, fino a pochi anni fa considerato un’eccellenza del territorio, ora trattato come un osso da spolpare lentamente ma con costanza.

ECCO IL RACCONTO DI UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA

I PAZIENTI: Arrivo alle 8 per far fare una Tac ad un familiare malato oncologico. La Tac, come sappiamo tutti, è uno degli strumenti indispensabili per un Ospedale. Dopo circa 45 minuti di attesa il personale ci informa che ci sono problemi al macchinario. Dopo 1 ora e 15 minuti ci avvertono che per il momento si possono fare solo Tac senza contrasto perché la pompa che inietta il liquido non funziona. La saletta d’aspetto è piena. Fa caldo, sono ormai le 10, le persone in attesa, per prepararsi all’esame, non mangiano ormai da circa 14 ore, dalla cena del giorno prima. Una Signora, malata di cancro, non si sente bene. Ci avvisano che è rimasto solo un contenitore per far bere l’acqua prima dell’esame e, quindi, dobbiamo comperare le bottigliette dagli erogatori. Facciamo una colletta generale per trovare le monete. Ma l’acqua che esce è gelata e la Signora, appena ne beve un sorso, si sente ancora più male. Mettiamo la bottiglietta sul termosifone per scaldarla, mentre un altro paziente di 86 anni, anch’esso malato oncologico, si comincia a lamentare perché sono 3 ore che è seduto su una carrozzina ed invece è abituato a stare a letto. Ha dolori al bacino, alle ginocchia, vorrebbe sdraiarsi ma non ci sono le lettighe. Veniamo a sapere che a giugno 2016, la Giunta Regionale (nelle persone di Ceriscioli e Volpini), per risparmiare (sempre sulla pelle dei pazienti) ha decretato che chi non è oggetto di clinostatismo obbligato (significa che devi essere così grave da stare a letto, in fin di vita, senza poterti muovere), deve pagare 80 euro l’ambulanza che lo va a prendere e lo riporta a casa quando si tratta di fare la chemio o esami importanti (prima era gratuito quando il medico di base diagnosticava l’esigenza). Quindi questo anziano, solo e malato, visto che ancora si regge in piedi (anche se solo con il bastone), avendo la pensione sociale e quindi non potendo pagare l’ambulanza, è stato accompagnato da un vicino e lasciato solo. E ci rimarrà per 6 ore e mezza, fino a che qualcuno non lo verrà a riprendere e portare a casa.

IL PERSONALE SANITARIO: Chi fa questo mestiere non può dedicarsi solo ed esclusivamente alle mansioni a cui è preposto, che già di per se sono di una difficoltà estrema, vista la delicatezza del loro ruolo. Alla Tac ci sono solo due infermieri che devono gestire i pazienti ospedalizzati, quelli oncologici e quelli che hanno preso l’appuntamento 3-4 mesi or sono. Ci sono da prendere  le cartelle dei nuovi arrivati, far posizionare sul lettino le persone che devono fare l’esame, rispondere al citofono e al telefono e calmare le persone che giustamente cominciano ad essere stanche e spazientite. Ma la cosa più paradossale è che sono gli stessi due infermieri a dover cercare di aggiustare l’apparecchiatura non funzionante. Sembra assurdo e paradossale che non ci sia un pronto intervento tecnico 24 ore su 24. Fatto sta che, per non rimandare tutti i pazienti a casa dandogli un altro appuntamento non si sa quando, si mettono a smontare la macchina della Tac e a pulirla tutta con la speranza che in qualche modo riparta. Dopo tre ore di lavoro indefesso riescono a far ripartire il contrasto e quindi si può iniziare con gli esami, ma correttamente il personale ci avvisa che non sa se e per quanto funzionerà. Gentili, cordiali, professionali, irreprensibili. E così è in ogni padiglione dove vado come paziente. Infermieri, Oss, Dottori, signore delle pulizie, tutti gentilissimi. Le 4 ore che sono stato lì, mi hanno fermato una quindicina di operatori sanitari di tutti i livelli. Mi dicono che stanno male nel constatare che non possono curare le persone come vorrebbero, che non si possono ammalare perché lascerebbero i colleghi in panne, che sono talmente stanchi che hanno paura di sbagliare. Mi dicono che la Tac sono anni che ogni tanto si rompe. Mi dicono che i pazienti che devono essere spostati da un reparto all’altro devono aspettare anche un’ora perché (almeno ieri) c’è un solo portantino per tutto l’Ospedale. Che i corridoi sotterranei dove vengono fatte passare la barelle sono freddi e angusti, e si sa che alcuni malati rischiano la vita anche solo a prendere un raffreddore. Questa è gente che sta in trincea, che deve fare doppi turni per sopperire alle mancanze di personale, che lavora anche quando sta molto male, che ha dolori, tragedie e problemi come tutti.

Sono 8 anni che denuncio queste situazioni. Sono 8 anni che i politici della nostra città, sia di destra che di sinistra che di centro, hanno un atteggiamento omertoso riguardo questo problema. Chiedete alla persona che avete votato quante volte ha denunciato quello che è sotto gli occhi di tutti. Potremmo pensare di non votarli più la prossima volta? Qui non si tratta di simpatie o antipatie politiche, qui si tratta della nostra vita, della nostra salute!

*Portavoce dell’Altra Senigallia con la Sinistra

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