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FANO / Successo per il debutto del Nabucco di Giuseppe Verdi

FANO / Successo per il debutto del Nabucco di Giuseppe Verdi

Proposto al Teatro della Fortuna con produzione della Rete Lirica delle Marche

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di PAOLO MONTANARI

FANO – Grande successo per il debutto del Nabucco di Giuseppe Verdi al Teatro della Fortuna di Fano con produzione della Rete Lirica delle Marche e dopo che l’opera è stata presentata ad Ascoli Piceno e a Fermo, ha avuto il suo esordio come nuovo allestimento di PierLuigi Pizzi nello storico teatro fanese. Sotto la direzione del giovane maestro d’orchestra Matteo Beltrami, si è sviluppata l’opera in quattro atti su libretto di Temistocle Solera con un cast di giovani cantanti comprendenti in particolare due voci che hanno entusiasmato il pubblico fanese, Simon Lin nel ruolo di Zaccaria e Alessandra Gioia in Abigaille, che presto interpreterà in alcuni teatri veneti Turandot, che hanno dato il meglio di se stessi in ruoli contrapposti: Zaccaria come guida del popolo ebraico che verrà sottomesso da Nabucodonosor ed Abigaille nell’intensa interpretazione vocale ed emotiva di Alessandra Gioia nel doppio ruolo di figlia schiava e tiranna, martire ed eroina nel dramma storico, senza svalutare il giudizio interpretativo degli altri cantanti.

Un plauso sincero al coro di Elpidio Basso di Ascoli Piceno che è entrato con discrezione e, nello stesso tempo, ha svolto un ruolo scenico interpretativo molto importante nel Nabucco.

Commovente la preghiera di “Va pensiero”, sussurrata ed espressa dai corpi tra loro aggrovigliati che determinavano una situazione di drammaticità.

Dunque due sentimenti contrapposti: il silenzio inteso come contemplazione ed invocazione, il grido disperato per la liberazione. Non sono ancora questi i sentimenti di molte popolazione dei nostri giorni?

L’orchestra FORM ha eseguito con intensità ed equilibrio musicale l’opera che per motivi scenografici è stata ridotta da quattro a tre atti. Plauso incondizionato alla genialità scenografica di Pierluigi Pizzi che ha saputo, applicando le regole dell’ “arte povera”, cioè l’essenzialità nello spazio e nel tempo drammaturgico del teatro, svolgere il dramma in un quadrato bianco che ha avuto, come varianti, due simboli anche questi estremamente attuali: una barriera nera che divide lo spazio bianco i muri dei nostri tempi che cadono e minacciosamente si rialzano, e le maschere segno del dominio, della potenza e della prepotenza dell’uomo sull’uomo (homo homini lupus), che al termine dell’opera cascano rovinosamente dalle pareti della scena per annunciare un grido di liberazione del popolo ebraico, da sempre vittima di guerre e di persecuzione.

Un’ultima annotazione positiva ai meravigliosi costumi che ha realizzato Pierluigi Pizzi che dopo 65 anni di attività artistica, dapprima come costumista, poi come scenografo e infine come regista, stupisce ancora il pubblico di tutto il mondo.

(Le foto sono di MARTA FOSSA)

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