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“Da Morro d’Alba un secco no ai miraggi dell’incorporazione con Senigallia”

“Da Morro d’Alba un secco no ai miraggi dell’incorporazione con Senigallia”

Domenica 23 ottobre si svolgerà il referendum consultivo. Il Comitato no incorporazione: “L’eventuale contributo, di qualunque importo esso sia, lo incasserebbe Senigallia”

“Da Morro d’Alba un secco no ai miraggi dell’incorporazione con Senigallia”

MORRO D’ALBA – Domenica 23 ottobre si svolgerà il referendum consultivo indetto dall’Amministrazione comunale per decidere se il Comune Morro d’Alba dovrà cessare ed essere incorporato a Senigallia, oppure NO.

“Chi scrive – si legge in un documento – è il Comitato NO Incorporazione con Senigallia, è composto da cittadini che in modo libero e trasversale hanno sentito il bisogno di opporsi al progetto di incorporazione con Senigallia, “svelato” pubblicamente solo lo scorso mese di luglio, nonostante alcuni amministratori lo stessero trattando almeno da gennaio, all’insaputa dei cittadini morresi e di quelli dell’Unione dei Comuni.

Non capivamo la  fretta di voler  chiudere l’operazione entro l’anno, nonostante la popolazione non fosse stata né consultata né informata, non  trovavamo conferma dei vantaggi economici sbandierati come certi mentre certi di sicuro non lo erano, ma soprattutto siamo stati sorpresi dalla disinvoltura con la quale è stata liquidata, senza alcuna preventiva discussione pubblica, la nostra partecipazione all’Unione dei Comuni, della quale facciamo parte dal 2001. Per questo ci siamo mobilitati: per informarci e per informare. Abbiamo presentato  una petizione che hanno sottoscritto più di 400 cittadini ed abbiamo chiesto agli Amministratori di fermarsi e di ragionare per chiarire e far capire. Ci hanno detto NO. Ora non possiamo che  dire NO al LORO  progetto di incorporazione con Senigallia.

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I MIRAGGI DELL’INCORPORAZIONE

SOLDI A GO GO

All’inizio era di pubblico dominio la notizia che questa operazione avrebbe fruttato DI CERTO un contributo aggiuntivo di € 2.000.000 all’anno per 10 anni. In periodi di magra è “tutto grasso che cola”. Una norma del Ministero dell’Interno dello scorso aprile dice però che:

  1. a) € 2.000.000 è il contributo massimo che lo Stato riconosce a ciascuna fusione;
  2. b) il contributo effettivo, cioè quello sul quale possiamo contare è del tutto incerto nella quantità e nella durata perché dipende da due cose:

dallo stanziamento dello Stato che non è pluriennale ma annuale per cui bisogna aspettare ogni finanziaria per sapere l’entità delle risorse dedicate alle fusioni, e, sopratutto, dal numero dei Comuni italiani che, a seguito di fusioni,  acquisiranno nei prossimi anni il diritto  alla ripartizione.

  1. c) non basta; lo Stato precisa un’altra cosa: se il fondo stanziato non fosse sufficiente ad assicurare a tutti i Comuni il 40% dei trasferimenti erariali del 2010, come è prevedibile in base all’andamento della Finanza Pubblica, le nuove fusioni potranno contare su un contributo aggiuntivo pari al 4% che per il nostro caso vale circa € 360.000. Quali certezze si possono trarre da un simile meccanismo?

Con questi presupposti parlare di contributi certi di € 2.000.000 per 10 anni è pura demagogia. Da quando il Comitato del NO ha segnalato la questione, questo argomento è circolato sempre meno nel dibattito pensate che all’inizio era un cavallo di battaglia!!!

C’è un’ulteriore precisazione: l’eventuale contributo, di qualunque importo esso sia, lo incasserebbe Senigallia. In base all’accordo fra gentiluomini stretto dai due Sindaci, il 50% di tale maggiore contributo andrebbe a Morro d’Alba o meglio, dovrebbe essere speso nell’ex territorio di Morro d’Alba, sotto la vigilanza del Pro Sindaco. Il rispetto del patto è nelle mani degli amministratori senigalliesi presenti e futuri espressione di una comunità di 45.000 abitanti e più di 40 frazioni. Quanto resisterà? fino alla prossima mareggiata? Noi morresi quali strumenti abbiamo per  pretenderne il rispetto? Nessuno. Ci dovrà bastare il patto fra gentiluomini. Una questione EPOCALE, che segna la storia di una comunità ed il suo territorio, è stata trattata come un privato affare fra cittadini, dove basta la parola o poco più.

MORRODALBA2016-x00 (8)QUALE SVILUPPO TURISTICO

Viene detto che all’incorporazione con Senigallia sarebbe legato lo sviluppo turistico del territorio e quindi i benefici per le attività morresi che operano in questo settore, alle quali di certo, tanto per cominciare, sarebbe applicata la tassa di soggiorno, cosa oggi non prevista.

Basta cambiare nome al Comune per far venire gente a Morro d’Alba? Vi risulta che Senigallia dirotti costantemente pulman di turisti nel suo attuale entroterra determinando un flusso tale da rigenerare l’economia di Scapezzano, Roncitelli, Sant’Antangelo, Montignano ecc. ?

Per avere turisti a Morro d’Alba è proprio necessario strappare al mare chi sceglie Senigallia per godere della sua splendida spiaggia oppure, meravigliosi centri collinari come il nostro è bene che siano attenti ad una diversa domanda turistica? Perché non ci rivolgiamo invece a tutti quelli, e sono sempre di più, che, per tutto l’anno e non solo d’estate, prediligono centri minori che conservano testimonianze storiche artistiche e architettoniche sorprendenti e poco valorizzate, apprezzano le relazione umane che offrono ancora i piccoli borghi, le specialità enogastronomiche del luogo, la bellezza dei paesaggi, la tranquillità del soggiorno, la vicinanza al mare nel nostro caso.

Tutto questo Morro d’Alba lo offre già senza aspettare l’incorporazione. Lo hanno già capito bene molti imprenditori, basti pensare che sul nostro territorio operano 12 strutture di accoglienza turistica, per la maggior parte diffuse nelle nostre campagne.

Le abbiamo trovate nel sito internet “Destinazione Marche” della Regione Marche dove non c’è invece alcuna indicazione della presenza a Morro D’ Alba di un’area di sosta camper attrezzata, che con i suoi 30 posti potrebbe essere di grande supporto alle attività commerciali del centro storico per tutto l’anno. Peccato che gli amministratori aspettino i pulman da Senigallia per sviluppare turisticamente il paese. Si valorizzino le strutture esistenti, si programmino con gli operatori locali servizi di accoglienza turistica che possano rientrare sistematicamente nelle loro offerte, si acquisti soprattutto la consapevolezza che stiamo in un paese bellissimo ed accogliente che tanti vorrebbero conoscere ed apprezzare.

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QUALI PROSPETTIVE

PER IL LACRIMA DI MORRO D’ALBA?

Senigallia ci punta molto sul “marchio D.O.C. Lacrima di Morro d’Alba” che “sarà veicolo ancora più importante per la promozione del territorio” dice la relazione di fattibilità. Certo poter inglobare nel proprio territorio il Comune che ha dato la vita e poi il nome ad un prodotto di tale pregio in Italia e nel mondo, e soprattutto poterlo “GOVERNARE” è per Senigallia una gran bella opportunità. Non si capisce quale sia il vantaggio per gli attuali produttori dover scrivere sull’etichetta : vino “prodotto ed imbottigliato” in una frazione di Senigallia. Dal punto di vista commerciale poi, quali vantaggi porterebbe ai nostri produttori, che hanno sempre puntano sulla qualità del vino, collegare un prodotto di nicchia, espressione di un vitigno autoctono, le cui caratteristiche organolettiche sono strettamente collegate alla zona di produzione collinare, dalla quale non a caso il disciplinare esclude proprio le “colline senigalliesi prospicienti il mare” ad una famosa località balneare? Non riusciamo a comprenderlo.

Ancora, quando si usa il termine “Lacrima di Senigallia” non si allude tanto al rischio che cambi la denominazione della D.O.C., ma al fatto che venendo meno il Comune di Morro d’Alba, il disciplinare dovrà necessariamente cambiare per cancellarne il nome dalla zona di produzione che invece potrebbe essere ridisegnata nell’interesse del Comune incorporante, la cui influenza politica non è da sottovalutare stante le stesse dichiarazioni pubbliche del Sindaco in tema di sanità, sicurezza ecc. ; non solo, il disciplinare tratta del rigoroso rapporto fra produzione ed imbottigliamento e ne fissa regole precise, tutte a presidio di un prodotto di qualità legato al territorio.

Poi sarà ancora così? O prevarrà l’interesse a premiare la quantità anziché la qualità, tanto laggiù il vino serve per vendere turismo, non necessariamente per vendere un prodotto di eccellenza.

Per queste e altre ragioni che illustreremo nei nostri comunicati – si legge sempre nel documento – invitiamo tutti i cittadini coinvolti nel referendum del 23 ottobre a VOTARE NO.

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