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Sotto accusa la politica “volante” del Museo Nori de’ Nobili, a Trecastelli

Sotto accusa la politica “volante” del Museo Nori de’ Nobili, a Trecastelli

La politica “volante” del Museo Nori de’ Nobili, a Trecastelli

TRECASTELLI – Dai consiglieri comunali Nicola Peverelli (Trecastelli ai cittadini) e Giuseppina Fattori (Solidarietà Partecipazione) riceviamo: “Alla fiera dell’est per due soldi…” iniziava così una nota canzone e proseguiva con una sequenza di cose che sembrava non finire mai. A Trecastelli non sono esattamente due soldi, poiché con un costo annuo di circa 43.000 euro c’è una struttura la cui gestione sembra ripercorrere le vicissitudini cantate da quella canzone. Sono anni che il Villino Romualdo, costato circa 1.200.000 Euro, viene gestito con una politica “volante”, ma non nel senso che vola alto, ma nel senso che sembra non avere una direzione chiara. La debole o assente linea politica si riflette sulla confusione che regna a livello gestionale. Il museo Nori de’ Nobili, ospitato nel suddetto villino, aperto nel 2012, era gestito dalla Pro Loco di Ripe, la cui convenzione, già attiva con il comune di Ripe pre – fusione, è stata ripetutamente rinnovata senza alcun bando. Nel frattempo, a fusione avvenuta, emerge “dal basso” una proposta di gestione condivisa tra le diverse associazioni del territorio di Trecastelli, ma l’amministrazione la smonta sul nascere. L’amministrazione comunale, anche su pressione della minoranza, a ottobre 2014 emana un bando pubblico per la gestione della struttura (delibera consiglio n. 30/09/2014) con tempi precisi. Il nuovo gestore doveva subentrare a febbraio 2015. La commissione giudicante si riunisce più volte, ma l’esito tarda a venire fuori. A gennaio con un atto del dirigente viene prorogata la gestione al vecchio gestore, atto di dubbia legittimità in quanto un funzionario contraddice ciò che è deliberato dal consiglio comunale. A marzo 2015 colpo di scena: il bando viene annullato e si procede con un affidamento diretto alla cooperativa Undicesimaora che non aveva partecipato al bando, violando quanto previsto dalla legge 23 dicembre 2014 n. 190 che impone una procedura di selezione. Ma dalle motivazioni ufficiali riportate nella delibera di consiglio n.18 del 24/03/2015 emerge l’adesione al progetto pilota “Terre di Senigallia”, che doveva rappresentare una importante e irrinunciabile occasione di sviluppo del territorio. Repentino cambio di rotta: si punta sul turismo religioso… e Nori de’ Nobili cosa centra? Dal dibattito consiliare vengono paventati paragoni tra Trecastelli e Loreto. Si preannuncia l’arrivo di una reliquia del compiano papa Giovanni Paolo II, che nel frattempo è stato individuato come nuovo patrono del comune. Le associazioni del territorio che avevano partecipato al bando vengono quindi tagliate fuori. Il nuovo soggetto gestore è una coop sociale di tipo b, ma nel contesto trecastellano non assume soggetti svantaggiati, così come imporrebbe la sua finalità principale, ma persone che forse, almeno in un caso, hanno già un’altra occupazione, mentre nel territorio di Trecastelli ci sono disoccupati che stanno tentando di costituire una cooperativa. Tutto sembrava procedere per il meglio, con grandi lodi pubbliche da parte dell’amministrazione, poi un nuovo colpo di scena: il grande progetto dopo meno di un anno è sospeso (delibera di giunta n.17 del 23/02/2016); ci sono state difficoltà di vario tipo non ben chiarite. Quindi? Si procede con nuova gara d’appalto, non pubblica, ma ad invito. Ma va deserta. Nuova gara, ancora deserta, infine terza gara d’appalto. In nessuna di queste tre gare sono state invitate le principali associazioni che operano sul territorio, come le pro loco, l’ass. Terre di Frattula, l’ass. Il paese dei Mestieri o l’ass. Ge. St. O. e così via. Invece la coop Undicesimaora, sempre invitata, non presenta offerta. L’appalto viene assegnato ad una cooperativa sociale di Pesaro, che ad una sommaria ricerca on line sembra non avere un sito. Sulla base di quale strategia di politiche culturali è stata fatta questa scelta? La conoscenza del territorio non è forse un valore aggiunto per questo tipo di servizi? Le cooperative sociali solitamente gestiscono musei e biblioteche? Non dovrebbero forse occuparsi di altro, ad esempio educazione dei minori o assistenza ai disabili e anziani? Infine il problema del personale: ci sono figure che collaborano da tanti anni, transitando da un soggetto gestore all’altro sin dal prima della fusione. Sembrano pubblici dipendenti, mascherati da altro, che sono stipendiati con denaro pubblico senza aver mai sostenuto un vero concorso, come la legge prevede. Saranno ancora loro i “nuovi” assunti della nuova cooperativa? Dubbi di legittimità sorgono spontanei, sui quali vigileremo. Una politica volante quindi, ma che vola molto basso”.

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