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Uomini e donne delle Marche in 70 anni di Repubblica

Uomini e donne delle Marche in 70 anni di Repubblica

Uomini e donne delle Marche in 70 anni di RepubblicaUomini e donne delle Marche in 70 anni di Repubblica Uomini e donne delle Marche in 70 anni di Repubblica

BARBARA – In occasione del 70° anniversario della Repubblica Italiana e del diritto di voto alle donne, si  è tenuto,  presso il Palazzo Mattei di Barbara,  un pubblico dibattito dal titolo “I 70 anni della Repubblica: un bilancio storico, civile e di genere”, organizzato dall’Amministrazione Comunale e dall’Associazione di Storia Contemporanea.

Dopo i saluti del Sindaco Raniero Serrani, i docenti Marco Severini e Lidia Pupilli,  curatori del volume “Dodici passi nella storia. Le tappe dell’emancipazione femminile (Marsilio 2016)”, hanno svolto una breve introduzione prima di rispondere alle domande di Ettore Baldetti, curatore del volume “Marchigiani nel Risorgimento. Documenti e cimeli:1808-1945.” ( Argalia  Editore Urbino, 2013, on line nel sito del comune di Barbara).

Muovendo soprattutto dai suddetti studi,  sono state sottoposte all’attenzione dei presenti  le più rilevanti problematiche storiche riguardanti il coinvolgimento degli uomini e delle donne marchigiane nella storia repubblicana.  Severini ha sottolineato la continuità di alcune questioni irrisolte,  quali l’insufficiente partecipazione popolare al dibattito e alle votazioni politiche, il basso livello culturale, la debolezza economica,  mentre la Pupilli ha messo in risalto l’importanza dell’infima presenza delle donne nella prima Costituente – 25, di cui 5 marchigiane, alleate fra loro – per conferire una prima connotazione  femminile alla legislazione repubblicana, anche se ancora oggi sussistono infondate perplessità sulle capacità delle donne impegnate nella politica o nel mondo del lavoro.

Baldetti ha poi sottoposto agli ospiti dei quesiti sul ruolo dello storico nei dibattiti socio-politici che periodicamente  si accendono nel Senigalliese, stigmatizzando la pressoché totale assenza dei cultori di storia contemporanea nelle polemiche giornalistiche sulla chiusura e cementificazione di Piazza Simoncelli, sede dell’antico ghetto ebraico, sull’abbattimento dell’ex colonia ENEL, struttura razionalistica  e centro di raccolta per gli ebrei della provincia deportati dai nazisti, sulla commemorazione epigrafica delle tre vittime ostrensi del clima vendicativo instauratosi dopo l’occupazione nazi-fascista dell’Italia Centro settentrionale, mentre si sarebbero raccolte un migliaio di sottoscrizioni contro la posa dello stemma papale di Pio IX nella piazza del Duomo, con scopi turistico-culturali, analogamente a quanto avvenuto nella Piazza del Duca, con l’arma dei Della Rovere.

Si è detto che, al di là delle opinioni personali e politiche, è comunque dovere dello storico ricercare e testimoniare la verità: il vuoto della piazza Simoncelli come simbolica rottura con un passato di ingiustizia ma anche di insalubri e anguste abitazioni urbane; la valorizzazione dell’ex Enel come luogo della memoria ad imitazione di altri analoghi esempi europei; l’innocenza dall’accusa di spionaggio mossa alle tre vittime ostrensi per l’uccisione dei tre martiri della Resistenza , essendo da anni noto il nome del relativo delatore, pubblicato in un’opera dedicata al sindaco senigalliese Zavatti, curata dagli stessi Severini e Pupilli.

 

 

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