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La riscoperta dell’opera buffa di Albinoni

La riscoperta dell’opera buffa di Albinoni 

L’affermazione della donna nella società prima di Pergolesi Al Festival di Jesi arriva la raffinatezza teatrale e musicale di Venezia

La riscoperta dell’opera buffa di Albinoni

JESI – Dopo l’inaugurazione trionfale del GRAN GALA SETTECENTESCO, che ha visto intervenire a Jesi pubblico da tutte le Marche e anche da fuori regione, venerdì 17 giugno al Festival dell’Opera da Camera delle Marche è di scena il piccolo capolavoro d’opera buffa “VESPETTA E PIMPINONE”, intermezzo in tre parti di Pietro Pariati con musica di Tomaso Albinoni, lavoro teatrale raffinatissimo che ha visto il suo debutto a Venezia nel 1708. Per penetrare efficacemente l’ambiente culturale veneziano dell’epoca, la serata si apre con la deliziosa introduzione strumentale di alcuni di due dei più bei “Balletti a tre” tratti dall’Op. 3” dell’autore stesso: il n° 3 e il n° 11.

Il Festival, che si svolge nel delizioso spazio del Teatro da camera dell’antica e prestigiosa dimora gentilizia di Palazzo Colocci, presenta infatti l’edizione 2016 con il titolo tematico “Visioni di donne del ‘700”, proponendo nei suoi vari appuntamenti aspetti dell’universo femminile nel corso del secolo, attraverso un viaggio ideale nei suoi centri musicali maggiori, da Napoli a Venezia.
Interpreti di lusso della piccola opera buffa, che torna al Festival dopo il grande successo riscosso dalla sua precedente proposta nell’edizione 2013, sono la mezzosoprano Camilla Antonini e il basso buffo Carlo Torriani, entrambi nomi di riconosciuta qualità nel panorama nazionale di genere; di grande interesse culturale e artistico è poi la resa musicale dell’Orchestra da camera “Accademia del Leone”, che interpreta la partitura con esecuzione filologica su strumenti antichi.
Musicista oggi desueto, Albinoni è autore di spicco del panorama veneziano e merita recupero di interesse. Se “La serva padrona” di Pergolesi (Napoli, 1733) tratteggia una commedia di caratteri briosa e realistica, mirabile sintesi di espressività scenica già nella scrittura musicale e per questo è considerata ascendente del genere opera buffa che seguirà nel secolo, “Vespetta e Pimpinone” (Venezia, 1708), oltre alla consueta scaltrezza da vivace servetta della protagonista racconta l’affrancamento della condizione femminile dell’epoca, con un senso civico di libertà sociale avanzato e consapevole.

La cameriera Vespetta si fa assumere dal ricco Pimpinone; lamentando poi pettegolezzi sulla situazione domestica, lo convince a sposarla. Maritata, si rivelerà però volubile, capricciosa, versata a spese folli e vita mondana in barba alle promesse…

L’importanza storica del titolo di Albinoni, oltre alla sua bellezza specifica, risiede nei ben 25 anni prima di Pergolesi con cui illustra realtà e dinamiche che anticipano in teatro l’affermazione della donna comune nella società, conquistata e rivendicata fino in punta di diritto, arrivando a farsi valere nei confronti del consorte con dichiarazioni di autonomia e perfino minacce di divorzio: “modernità” forse motivata dell’ambiente culturale veneziano per il quale l’opera nasce.
Ingresso € 20. Info e prenotazioni: 0731-4684; 338-8388746; info@fondazionelanari.it

 

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