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Giuseppe Cristini: “Per primeggiare al vino marchigiano serve un Valentino Rossi”

Giuseppe Cristini: “Per primeggiare al vino marchigiano serve un Valentino Rossi”

Giuseppe Cristini: “Per primeggiare al vino marchigiano serve un Valentino Rossi, con un grande sorso di marchigianità nel calice”

Il narratore del gusto lancia anche l’allarme: “Se il nettare di Bacco, non torna  a scendere dal piedistallo, con l’arrivo della stagione estiva, sarà il fenomeno birra a dominare la scena della degustazione, sancendo il fallimento totale delle politiche vinicole regionali svolte fino ad ora, che pur si avvalgono di milioni di euro dell’Unione Europea”. “Le Marche  a tavola, debbono puntare:  sul vino dei Custodi, sul Tartufo tutto l’anno, sul prosciutto di Carpegna Dop e sull’oliva tenera ascolana, tutto il  resto del paniere ne beneficerà”

Giuseppe Cristini: “Per primeggiare al vino marchigiano serve un Valentino Rossi”

MERCATELLO SUL METAURO – Non potevamo esimerci, nel giorno della Festa del Lavoro, far esercitare, appunto, al presidente dell’Accademia del Tartufo, Cerimonialista, Docente e Creatore di eventi, Giuseppe “Peppe” Cristini, i suoi strali e le sue carezze a 360°, sul mondo dell’enogastronomia, dopo le sue ultime esperienze personali in ambito “di vino”.

Cristini è sempre sublime e speciale nel suo volteggiarsi con attente valutazioni, mai banali, su un panorama che non è assolutamente una moda ma un piacere del nostro quotidiano. Peppe Cristini, ne esce, come sempre “narratore” del gusto, della bellezza, della professionalità e, da ultimo, delle passioni e degli interessi dei produttori e dei consumatori. E’ avanti anni luce su ciò che gira attorno al mondo del vino e le sue frecciate sono da stimolo a fare e non solo ad essere.

Tutto oro ciò che luccica attorno al “fenomeno” vino?

“Non è proprio così, se il nettare di Bacco, non torna  a scendere dal piedistallo, tra pochi mesi, con l’arrivo della stagione estiva, sarà il fenomeno birra a dominare la scena della degustazione, sancendo il fallimento totale delle politiche vinicole regionali svolte fino ad ora, che pur si avvalgono di milioni di euro dell’Unione Europea. Per la promozione del vino ci vogliono idee nuove e vincenti e personaggi autorevoli, che oltre al vino, conoscano, la cucina, la gastronomia e le nuove tendenze giovanili; si è puntato tutto su mercati esteri ballerini, trascurando completamente il mercato dei consumi interni”.

Vinitaly, vetrina o poca cultura dell’enologia?

“Vinitaly, una bellissima vetrina, ma che difetta di narrazione; vini che spesso non vengono raccontati con pathos, ma lasciati liberamente  sorseggiare, senza voglia di leggerli. I vini vanno concepiti leggendo il territorio, e vanno sorseggiati con la bellezza del racconto”.

Le Marche, dicono, è Regione da podio ma il nettare “di vino” non lo si sa ancora narrare.

Il verdicchio che da solo è un grande nettare, ha bisogno di testimonial di spessore; non può bastare una bravissima spadaccina come la Di Francisca, ma quasi astemia, a raccontare una perla enologica quasi unica, così come con Neri Marcorè, un valente attore; non usciamo dal solito regionalismo. Sento che ci vuole un Valentino Rossi del vino; ci vuole proprio Valentino; che sussurri: ‘bevi quando non guidi e bevi marchigiano’, con un grande sorso di Marchigianità nel calice, assaggiando gli splendidi moscioli di Portonovo, appena pescati. Questo è il Marche wine, che mi sento di narrare”.

Molti si improvvisano assaggiatori e venditori ma se dovessero descrivere un vino nelle sue declinazioni si perderebbero in un mare di spropositi. Che ne pensa di un Albo professionale?

“Gli improvvisatori sono dannosi e vendono il nulla, gli assaggiatori, vanno formati ma con semplicità e bellezza di beva. Non fidatevi di chi non ha frequentati corsi professionalizzanti e non conosce almeno tutte le Doc e le Docg della propria regione; fategli questa domanda per smascherarli e scoprirete, chi è un professionista e chi, un millantatore. Albi professionalizzanti esistono, ma spesso poi manca l’aggiornamento, l’unico albo mondiale di altissimo profilo è il ‘Master of wine’, ma li siamo a  livelli planetari”.

Giuseppe Cristini: “Per primeggiare al vino marchigiano serve un Valentino Rossi”Che cos’è, per Lei, un aperitivo o “happy hour” di gusto?

“Non certo le patatine, le noccioline o le pizzette, cariche di maionese, con uno spritz;  ma pretendo sempre un pane cotto nel forno a legna con una sottile fetta di prosciutto di Carpegna, un crostino con la casciotta fusa e ci accompagno la miglior bollicina rosata che ho nella mia cantina, un aperitivo serio, deve avere nome e cognome, diverso dall’anonimo assaggio, di cibo spazzatura”.

Ci faccia una classifica spassionata, senza vincoli, dei tre migliori rossi e tre migliori bianchi del pesarese, citandone per ciascuno tre aggettivi particolari. Stessa cosa per i i migliori della Regione con citazione del tutto personale.

Non voglio fermarmi al pesarese, ma parlare di marchigianità piena, e non voglio premiare i nomi già noti, ma provocare me stesso e voi lettori a scoprire il nuovo; tra i bianchi scelgo il ‘Piandeifiori’ di Mariotti, sulle sponde del Metauro; e la ‘Regina del Bosco’, un grandissimo rosso sulle colline di Servigliano; il primo lo definirei un vino ‘appagante’, il secondo decisamente ‘affascinante’.

Le cito un jingle pubblicitario di un Chianti Classico Riserva di Monna Lisa di Vignamaggio: “il vino dietro ad un sorriso”. E’ d’accordo o il vino va sottolineato in modo del tutto diverso?

“Il vino deve riappropriarsi dei propri valori intrinseci, che sono quelli conviviali, aggreganti e  socializzanti, deve manifestare  la sua bellezza a tavola e deve corteggiare i sapori dei piatti, senza mai pervaderli ma esaltandoli, e dunque direi che il vino scalda i cuori e li prepara alla passione”.

Lei è un narratore e pendiamo dalle sue labbra: ci dica che significano queste considerazioni su etichette di bottiglie: “un vino che non si piega”, “un vino largo in bocca”, “un vino bilanciato dal frutto”.

“Il vino deve prima appagare la mente ed il cuore, ed infine il palato, ma il vino è anche poesia e fascino; il linguaggio del vino è cambiato ed oggi le frasi più vere non le narrano i sommelier o gli appassionati; ma i vignaiuoli – poeti, che leggono il territorio, e respirano la vigna e come diceva il mio grande amico Gino Veronelli, per conoscere il vino bisogna ‘camminare le vigne e fare cantare i calici’”.

Che fa la Regione Marche per l’industria enologica? Le istituzioni di Palazzo Raffaello sanno rivelare, a livello di difesa dei prodotti, le tipicità dei nostri vini?

Intanto non mi piace la parola industria nel vino, soprattutto nelle Marche; dove vivono, aziende piccole e familiari; io credo che la Regione Marche, non debba delegare la politica del vino a chi ha interessi diretti con la produzione, ma a chi ha una visione esterna, diversa e di tendenza, con un occhio attento rivolto al consumatore. Serve un pool di saggi, che leggano il vino, e occorre più che  mai,  anticipare i tempi e i contenuti; la qualità è grande, ora serve materializzarla”.

Andiamo ad una cena di pesce. Quale l’abbinamento migliore? E’ vero o una fantasia che con le carni sia meglio il rosso e viceversa, con il pesce, il bianco?

“L’abbinamento tra un vino ed un piatto, deve sempre seguire sensazioni organolettiche e sensoriali che completano la bellezza gustativa, dove entrambe sono esaltate e mai sopite. Spesso una bollicina, può accompagnare un intero pranzo; contano le condivisioni delle famiglie aromatiche del piatto e del vino; certo è, che una decisa untuosità nel piatto, vuole un calice di vino con spedita alcolicità e per un rosso una trama tannica, vellutata e marcante. Credo che le Marche  a tavola, debbano puntare:  ‘sul vino dei Custodi, sul Tartufo tutto l’anno, sul prosciutto di Carpegna dop e sull’oliva tenera ascolana’, tutto il  resto del paniere ne beneficerà”.

Ultima domanda: perché nei ristoranti in cui si cerca di abbinare la qualità mancano ancora, tra gli addetti di sala, figure che sappiano suggerire, senza incantesimi, vini a seconda delle tasche di ognuno?

“La formazione per gli operatori di sala, è l’impegno che ci poniamo, da settembre in poi, tutti i ristoratori che aderiranno al progetto ‘I Custodi del Territorio’. Potranno avere una scuola gratuita per i propri camerieri e addetti di sala; insegneremo come  convincere il cliente, come sedurre gli amanti della cucina, come portare amabilmente il cliente sulle nostre posizioni rendendolo protagonista al ristorante, senza mai tradirlo. Occorre però  professionalità e competenza, che noi offriremo ai ‘Narratori del gusto’ che sanno di vini, di cucina e di arte; una marchigianità a tutto tondo. Serve una comitato scientifico di grandi esperti che sanno raccontare il vino, dalla zolla di terra fino al calice, senza conflitti d’interesse.  Soprattutto ci vogliono idee dirompenti che spezzino la status di immobilità nel quale ci troviamo in questo momento; occorrono, idee nuove, percorribili e trasversali, ma noi, queste già ce le abbiamo. Va creato un patto di buongusto tra i vignaiuoli – poeti (ne abbiamo davvero tanti ) e i ristoratori professional, ma anche con i sapienti consumatori. Cambiamo marcia e liberiamo lo spirito di iniziativa; serve vitalità, solo così il ‘Marche style’ sarà vincente. Offriamo il lusso delle produzioni, ma con la semplicità del linguaggio”.

Vien voglia di aggiungere pane al pane e vino al vino. Questo è Giuseppe “Peppe” Cristini. (eg)

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