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La scrittrice Bianca Garavelli legata a Senigallia e alle Marche

La scrittrice Bianca Garavelli legata a Senigallia e alle Marche

In una conferenza a Palazzo del Duca ha cercato, attraverso le pagine di uno dei suoi libri, di interpretare i sentimenti e le emozioni di Dante Alighieri

La scrittrice Bianca Garavelli legata a Senigallia

SENIGALLIA – L’associazione culturale “Sena Nova” ha colto l’occasione della presenza a Senigallia della scrittrice e dantista di fama nazionale Bianca Garavelli, per organizzare un incontro con l’autrice: un piacevole momento conviviale con alcuni soci del direttivo dell’associazione presieduta dal prof. Camillo Nardini.
La Garavelli ha infatti presentato, in una conferenza pubblica, tenutasi presso la Sala del Trono del Palazzo del Duca, il suo romanzo “Le terzine perdute di Dante”.
Conosciuta soprattutto per il suo commento alla Commedia di Dante, Bianca Garavelli è nata a Vigevano (PV), ha studiato all’Università di Pavia ed è stata allieva della filologa, critica letteraria e semiologa, Maria Corti dal cui insegnamento ha ereditato l’interesse intrecciato per la scrittura creativa critica che è la cifra caratteristica della sua attività narrativa, caratterizzata da un ampio ventaglio di registri che vanno dal thriller esoterico al romanzo realistico d’amore e di viaggio.
Bianca, che è subito apparsa una donna molto colta, sensibile e riservata ma anche estremamente disponibile, è legata alle Marche e a Senigallia per aver fatto parte dal 2003 al 2008 dello storico premio di poesia “Senigallia Spiaggia di Velluto”, fondato da Carlo Bo, e per essere tutt’oggi parte della giuria tecnica del premio “Metauro”, fondato e presieduto dal noto poeta marchigiano Umberto Piersanti.
Le “Terzine Perdute di Dante”, spiega l’autrice, è un romanzo che nasce dall’amore verso il Divin Poeta e la prima fonte di ispirazione è stato il canto XXVIII del Paradiso. Questo è un canto poco letto a scuola che meriterebbe invece un approfondimento maggiore poiché è di grande suggestione visiva e cosmica.
In questo canto Dante sembra anticipare, con un’incredibile intuizione, alcune teorie sull’universo tipiche della cosmogonia contemporanea.
Il Poeta, infatti, accompagnato dalla sua guida Beatrice, è arrivato nel primo mobile ed è quindi sull’orlo dell’Empireo quando vede per la prima volta Dio: l’Altissimo gli appare sotto forma di punto luminosissimo, un minuscolo punto da cui però dipende tutto il creato, è il centro che tutto contiene e da cui tutto ha origine… Quasi anticipando profeticamente la moderna teoria del Big Bang.
Bianca, nelle pagine del suo libro, ha cercato di dare nuova vita al Sommo Poeta cercando di interpretarne i sentimenti e le emozioni. Il romanzo si svolge su due piani temporali: il primo ambientato nella Parigi del 1309, in cui si immagina che Dante viva a Parigi, la città dei grandi pensatori e sapienti di filosofia e teologia, in cui conosce una mistica, un personaggio storico interessantissimo di nome Marguerite Porete, che diventa la sua più importante amica.
L’altro piano temporale si colloca nell’Italia dei giorni nostri, dove il protagonista è Riccardo Donati, un giovane dalla carriera e dal destino incerti che si imbatte inaspettatamente in quella che sembra essere proprio la firma di Dante in un manoscritto del “Roman de la Rose” di aria parigina.
Come Dante, Riccardo ha una guida femminile che lo aiuta e lo sostiene nella sua fuga da Milano a Parigi, Agostina, a seguito del furto del manoscritto. Questi due piani temporali alla fine finiranno per convergere in un presente immaginario ma non troppo, si direbbe visionario.
La Garavelli fa sicuramente riferimento a un Dante esoterico, a cui spesso a buon diritto si è fatto riferimento.
Per esempio, senza dubbio, la presenza di Bernardo di Chiaravalle, estrema guida del poeta nel viaggio verso l’ultima ruota di verità e gioia non è casuale, forse il suo incontro potrebbe suggerire una affiliazione di Dante al gruppo dei Cavalieri Templari che, si tramanda, avevano scoperto sotto il Tempio di Salomone a Gerusalemme i segreti del Popolo Eletto.
Dante, inoltre, deprecò come ingiusta la violenta soppressione dell’Ordine Templare da parte di Filippo il Bello nel canto X dell’Inferno, conosciuto come il canto di Farinata, dove il Poeta pare dissociarsi dall’eccessivo rancore dei Cavalieri Templari verso i ghibellini degli Uberti.
Certo è, che la Commedia è “Divina” e non solo per l’aggiunta di questo aggettivo boccaccesco per lo più riferito alla sublimità della sua scrittura, ma forse anche perché Dante ha voluto lasciarci in quest’opera una sorta di cattedrale poetica, un poema sacro e profetico.
Non a caso si è parlato di un “sinfonismo dantesco” di natura compositiva e strutturale, ma anche di una prodigiosa investigazione della coscienza che in essa si scopre attraverso le diverse fasi del labirintico itinerario interiore, un itinerario simbolico, che è anche un autentico esempio di psicanalisi ante litteram, di un perfetto geometrismo astrale, umano e celestiale.
Possiamo concludere, dunque, dicendo che Dante non è solamente uno dei padri fondatori dell’Italia, che prima ancora di essere una realtà politico-amministrativa è stata, ed è tutt’oggi, una patria culturale e poetica, ma anche un personaggio fuori dal tempo, un mentore e fonte di ispirazione per gli intellettuali del passato e moderni, attraverso un capolavoro, come la Divina Commedia, senza tempo e ancora aperto a infinite fonti di ispirazioni e interpretazioni. (Elena Turchi – Direttrice Attività Beni Culturali Sena Nova)

Nella foto: Bianca Garavelli con Elena Turchi

 

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