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“Se Gesù è risorto vuol dire che il male è stato vinto”

“Se Gesù è risorto vuol dire che il male è stato vinto”

Gli auguri del vescovo di Senigallia Franco Manenti anche a tutte le persone di buona volontà che non si rassegnano al declino della convivenza pacifica

"Se Gesù è risorto vuol dire che il male è stato vinto"di FRANCO MANENTI*

SENIGALLIA – Lo scambio di auguri nella nostra vita non è un gesto banale, ma gesto impegnativo, perché bisogna avere una buona ragione per formulare un augurio e anche perché bisogna mostrare, con il nostro augurio, un futuro non solo buono, positivo, ma anche alla nostra portata, realizzabile.

Ci sono delle buone ragioni per augurarci una buona (felice) Pasqua?

Penso che esistano delle buone ragioni per scambiarci gli auguri di Pasqua e che queste ragioni ci sono offerte dalla Pasqua stessa.

Al cuore della Pasqua sta l’annuncio che quel Gesù di Nazareth che era stato messo in croce, che ai suoi discepoli sembrava irrimediabilmente perso e con lui dissolta ogni speranza (“speravamo che fosse lui a liberarci”, confessano a Gesù, sconsolati, i due discepoli di Emmaus), è risorto ed è vivo.

Se Gesù è risorto vuol dire che il male, che ha nella morte la sua espressione più cruda e feroce, è stato vinto, che è stata disinnescata la spirale di morte e di desolazione che il male provoca da troppo lungo tempo nell’ esistenza degli uomini e delle donne.

Se Gesù è vivo, anzi il Vivente, vuol dire che non resta confinato in un ricordo affettuoso, ma sempre lontano e quindi incapace di incidere nella nostra esistenza (non resta un morto da onorare con i profumi, come cercano di fare le donne, che, all’alba del primo giorno dopo il sabato, si recano al sepolcro di Gesù), perché si fa presente tra di noi, resta con noi, come il datore di vita e di pace, come colui che ci apre un futuro di vita, quel futuro sul quale la morte non ha più alcuna possibilità di intervenire e, per questo, può essere atteso, sperato.

Gesù Risorto ha assicurato i suoi discepoli, non solo quelli che lo hanno seguito sulle strade della Palestina, ma anche quelli che lo avrebbe accolto nella propria vita e seguito sulle tante strade del mondo, che non li avrebbe lasciati soli, che avrebbe percorso con loro il cammino della vita, li avrebbe sostenuti nel loro impegno a costruire, con gli uomini e le donne di buona volontà, unadimora, quella del mondo, abitabile da tutti, dove a tuttifossero garantite condizioni di una vita dignitosa, veramente umana.

È proprio la presenza del Risorto tra di noi, che ci consente di non soccombere a un’esistenza che in tante circostanze sembra perdere il suo carattere di dono buono, promettente e, per questo, sembra scoraggiare ogni tipo di investimento sul futuro e togliere ogni motivo di speranza.

L’augurio di una “buona (felice) Pasqua” che vorrei rivolgere alla Chiesa diocesana è che Gesù, il Crocifisso Risorto, sia riconosciuto e accolto come Colui che ci consente di abitare la nostra vita, quella di ogni giorno, attraversata da gioie, speranze, ma anche segnata da fragilità, ferite e paure, con la speranza che incoraggia, sostiene il cammino e ci autorizza a scambiarci gli auguri in tante altre circostanze della vita. Auguri di “buona (felice) Pasqua” anche a tutte le persone di buona volontà che non si rassegnano al declino della convivenza pacifica tra le persone, e che per questo impegnano le proprie risorse di tempo e di energie. Anche a loro auguro di scoprire in Gesù di Nazareth, risorto da morte, la speranza di una vita umanamente piena e sicura.

*Vescovo di Senigallia

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