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ARCEVIA / Sabato al Teatro Misa va in scena “Un principe” liberamente ispirato ad “Amleto” di Shakespeare

ARCEVIA / Sabato al Teatro Misa va in scena  “Un principe” liberamente ispirato ad “Amleto” di Shakespeare

ARCEVIA / Sabato al Teatro Misa va in scena “Un principe” liberamente ispirato ad “Amleto” di Shakespeare ARCEVIA / Sabato al Teatro Misa va in scena “Un principe” liberamente ispirato ad “Amleto” di ShakespeareARCEVIA – È stato definito dalla critica teatrale “un Amleto come non si era mai visto”, “una delle versioni più emozionanti viste in questi ultimi anni del capolavoro di Shakespeare”, e ancora un “Principe di grande maestria, con attori che giganteggiano e scene da urlo”.

È “Un principe”, spettacolo liberamente ispirato ad “Amleto” di William Shakespeare, per la drammaturgia e regia di Massimiliano Burini in una produzione Occhisulmondo, in scena sabato 25 marzo alle ore 21,15 al Teatro Misa di Arcevia. L’appuntamento nell’ambito della Stagione Teatrale promossa dal Comune di Arcevia con la direzione artistica ed organizzativa dell’ATGTP, in collaborazione con Amat Associazione Marchigiana Attività Teatrali e con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Regione Marche-Servizio Beni e Attività Culturali.

In scena sono sette attori, Daniele Aureli, Amedeo Carlo Capitanelli, Caterina Fiocchetti, Andriy Maslonkin, Greta Oldoni, Samuel Salamone, Matteo Svolacchia, che si interrogano sull’arte dell’attore, eliminando ogni orpello dalla scena. I costumi sono di Francesco Marchetti “Skizzo”.

“Un principe” non è una semplice rivisitazione del testo inglese, ma una riscrittura che mantiene l’essenziale del capolavoro di Shakespeare. In uno spazio nero, vuoto di orpelli, si dipana il dramma del potere che erode le coscienze e induce a una sofferta rivolta. Nella drammaturgia si sottolineano la caduta di uno stato, il marciume della società, l’avidità e la perdita di responsabilità.

Un’edizione dedicata ad un pubblico contemporaneo, e che vive e matura nel nostro tormentatissimo tempo, ma che più classica non si potrebbe, condensando tutta la vicenda scespiriana ma lasciandone intatti tutti i passaggi fondamentali, restituendoceli nella loro più intima essenza che, ancor oggi, pone dubbi e domande. Amleto, Geltrude, Claudio, Orazio, Laerte, Rosencratz e Guildersten, vestiti di rosso e nero, simili a pedine di una scacchiera (solo Ofelia è una farfalla leggera che viene inghiottita dalla ragnatela di un destino crudele) si muovono in una scena abitata da fantasmi fortemente espressivi.

Scrive Massimiliano Burini nelle note di regia: “A cosa serve il Teatro? A cosa servono i classici? Non c’è niente di più di questa domanda nella scelta di tentare una nuova messa in scena di un’opera così maestosa come l’Amleto. Se il compito di questa società è distruggere l’animo umano e lo spirito degli uomini, sacrificando l’arte a vantaggio dell’economia di mercato, allora anche i classici, i libri e tutto quello che appartiene all’arte può essere dimenticato, bruciato in un grande falò. Crepino gli Artisti ci verrebbe da gridare, citando un profetico T.Kantor, ma non prima di combattere fino all’ultimo verso. Abbiamo scelto di interrogarci sull’arte dell’attore, eliminando ogni orpello dalla scena. Lo spazio vuoto e 7 attori: niente di più. Evocare un ambiente, un momento preciso, nel quale lo spettatore insieme all’attore compie l’atto creativo attraverso l’immaginazione. Abbiamo scelto di sviluppare una drammaturgia che mettesse in evidenza dell’opera Shakesperiana la caduta di uno stato, il marciume della società, l’avidità e la perdità di responsabilità. Si, perché se un classico deve servire a qualcosa, a nostro avviso oggi deve essere letto e raccontato, mettendo in evidenza il rapporto che esso ha con la società in cui viene rappresentato. C’è del marcio in Danimarca, c’è del marcio in Italia, c’è del marcio in questa società. Gli uomini dimenticano, troppo impegnati a compiere il loro cammino personale, i loro vizi, i loro desideri, le loro priorità. Dimenticano e uno stato marcisce. Tutto è alla deriva, è la follia. Ognuno di noi è un Principe, circondato da marionette, manipolato dal sistema e in lotta con la sua coscienza. Ognuno di noi è chiamato alla responsabilità. Essere o non essere. Tutto qui”.

Chiude la programmazione del Teatro Misa di Arcevia, sabato 22 aprile alle ore 21.15 (fuori abbonamento) un evento di teatro civile organizzato in collaborazione con ANPI sezione di Arcevia: “Cuori di terra. Memoria per i sette fratelli Cervi”, spettacolo Premio Ustica per il Teatro di impegno civile e sociale 2003.

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